Venerdí Santo Anno C
Oggi è il Venerdí in cui le tenebre scendono sul mondo e lo avvolgono. Si apre una voragine nel mondo, un vuoto, un abisso incolmabile: Gesù, il Figlio di Dio, è ucciso dagli uomini del mondo. Oggi, in tutto il mondo, non si celebra la S. Messa. L’altare è senza tovaglia, senza croce, senza candele: ricordiamo l’uccisione di Gesù. Il sacerdote si é prostrato a terra ai piedi dell’altare, all’inizio della liturgia: simbolo dell’umanità ridotta a niente, peccatrice e nello stesso tempo penitente, che implora il perdono per i propri peccati. Il sacerdote é vestito di rosso, il colore dell’amore e del sangue; il colore dei martiri, che hanno amato e che hanno dato la vita per il Signore Gesú. Oggi la Chiesa è riunita attorno alla collina del Calvario. C’è un silenzio assoluto, tutto tace. Oggi sentiamo il silenzio che ci avvolge, il silenzio anche dei tanti morti vittime virus, il silenzio dei tanti bambini, dei tanti civili e dei tanti soldati morti per l’attuale inutile e satanica guerra, di ogni altra guerra e di ogni violenza. Nessuna musica accompagna la nostra preghiera e il nostro canto: solo il silenzio, un silenzio di smarrimento e di adorazione. Oggi la Chiesa guarda la croce, su cui l’uomo, tanto amato da Dio, ha crocifisso il Figlio di Dio. Croce di mistero, croce di tortura, croce di disonore; ma anche croce gloriosa, croce piena di speranza, croce che mostra chi è veramente Dio e che mostra quanto Dio ami l’uomo, quell’uomo assassino e ingrato verso Dio. La croce è segno di qualcosa di grande, la croce è ciò che dá senso a tutto. È bellissimo stare vicino alla croce, vicino al cuore trafitto di Gesù e vedere la morte che è stata vinta dalla vita. È dalla croce che impariamo ad amare, come ha amato Gesù; ad amare soprattutto gli ultimi, gli anziani, i disabili, le persone fragili, i deboli, i poveri, i malati,
i nemici. Dal silenzio della Croce, impariamo a tacere, a non pretendere di voler dire sempre l’ultima parola, a non giudicare, a non puntare il dito nei confronti di chi sbaglia. Dalla croce impariamo a saper perdonare. Per sapere chi è Dio, dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce. Ai piedi della Croce capiamo meglio quanto dice il Vangelo; capiamo meglio quanto il Vangelo sia lontanissimo da ció che insegna il mondo, ingannato da Satana. Dice il Vangelo: per vivere eternamente bisogna morire ai vizi e al peccato. Dice il Vangelo: gli ultimi saranno i primi. Dice il Vangelo: i superbi e i potenti saranno dispersi e buttati giú dai loro troni, su cui si sono sistemati, gli umili invece, saranno innalzati. Dice il Vangelo: i ricchi rimarranno a mani vuote, i poveri saranno ripieni di ogni ricchezza. Questo e tantissime altre belle cose dice il Vangelo, e noi lo capiamo meglio stando ai piedi della croce. Il Venerdì Santo, dunque, non sia tanto un giorno di lutto, quanto piuttosto un giorno di silenzio, un giorno di riflessione, un giorno di attesa, perchè Cristo non muore per sempre e la morte non ha l’ultima parola. Ci aspetta la Luce di Pasqua. Ci aspetta la vita! Quella completa ed eterna.