VI Domenica del T.O. Anno A – 12 febbraio 2023
Dal vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)
Se non fate la volontà di Dio più seriamente di come fanno i farisei e i maestri della Legge di Mosé, non entrerete nel regno di Dio. Sapete che nella Bibbia è stato detto ai nostri padri: “Non uccidere. Chi ucciderà sarà sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sará sottoposto al giudizio. Sapete che nella Bibbia è stato detto: “Non commettere adulterio”. Ma io vi dico: se uno guarda la donna di un altro perché la vuole, nel suo cuore egli ha già peccato di adulterio con lei. Voi sapete pure che nella Bibbia è stato detto ai nostri padri: “Non giurare il falso, ma fa’ quel che hai promesso con giuramento di fronte a Dio”. Ma io vi dico: non giurate mai. Semplicemente, dite “sì” quando è “sì” e “no” quando è “no”: tutto il resto viene dal diavolo.
Gli indios dell’Amazzonia in Brasile dicevano: “Guarda sempre verso la cima della montagna; tieni lo sguardo fisso su di essa; chi tiene lo sguardo fisso sulla cima della montagna sentirá i chilometri sciogliersi sotto i suoi piedi e sentirá di poter saltare cespugli, alberi e persino il fiume”. Cosa volevano dire gli indios con queste espressioni? Volevano dire che non bisogna mai staccare gli occhi da Dio. Chi tiene sempre presente Dio nella sua vita, la sua stessa vita scorrerá senza fatica, anzi avrá abbondante energia per superare ogni tipo di ostacoli, ogni tipo di difficoltá e ogni tipo di peccato. Ed è vero! Chi ha sempre presente Dio nella sua vita, ha in mano l’unica chiave che apre le porte del Paradiso, giá in questa vita. Per questo, dice Gesú nel Vangelo di oggi, non si adira con gli altri, non tradisce l’amore coniugale, non é falso e non dice falsitá. Nel rapporto con gli altri, dice Gesú, bisogna valutare e giudicare l’azione che l’altro ha fatto, non la persona. Il giudizio sulla persona ed eventualmente una sua condanna tocca a Dio, non a noi. Nel matrimonio, Gesù dice che è possibile essere una coppia fedele. Non solo è possibile, ma è anche volontá di Dio. Due persone, uomo e donna, che hanno scoperto di amarsi, di condividere la propria vita e la propria anima, di essere dono l’uno per l’altro (e questo è il matrimonio), non devono commettere adulterio! Non devono sentire l’esigenza di tradire, di essere infedeli, neppure col pensiero. Circa il giuramento poi, Gesú lo proibisce sempre, perché vuole che i rapporti tra gli esseri umani si devono esprimere attraverso un linguaggio sincero, trasparente, autentico e corretto. Se c’è menzogna, lì c’è Satana che é il padre della menzogna (Gv. 8,44). Il discepolo di Gesú non ha bisogno di apparire diverso, di mettersi delle maschere per apparire migliore. Chi è pieno di Dio non fa niente di tutte queste cose. Avendo Dio in sé, ha l’unica chiave che lo rende capace di avere comprensione, compassione, misericordia verso gli altri. Avendo Dio in sé, ha l’unica chiave che lo rende capace di amare, di sopportare, di tollerare e di perdonare gli altri. Chi è pieno di Dio fa tutte queste cose belle! Chi è pieno di Dio vive, giá su questa terra, come se fosse in Paradiso: vive d’amore, vive sereno, contento gioioso, col cuore in pace, pur in mezzo ai problemi, pur in mezzo alle sofferenze, pur in mezzo alle incomprensioni, pur circondato da un mondo perverso e cattivo. Chi è pieno di Dio, infatti, non si lascia scoraggiare, né impressionare dai problemi e dalle sofferenze; né si lascia sporcare dalla disonestá, dalla immoralitá, dalla depravazione, dalle oscenitá di questo mondo. Perché, allora, tanti cristiani, pur avendo sempre presente Dio nella loro vita, pur essendo pieni di Dio, vivono su questa terra, spesso, scontenti, arrabbiati, nervosi, pieni di rancore, litigati con tanti familiari, depressi, invidiosi, pettegoli, loquaci, critici verso tanti? Perché vivono una vita d’Inferno? Il motivo è che sono pieni di Dio solo a parole. In realtá sono pieni del proprio io; al posto di Dio, in cima alla montagna, hanno messo il proprio io e tengono gli occhi fissi sempre sul proprio io. Il proprio io è la seconda chiave che ciascuno di noi ha in mano. Purtroppo, peró, questa seconda chiave apre le porte dell’Inferno, sia dell’Inferno dell’aldilá, sia dell’inferno su questa terra. Per tante persone, e anche per tanti cristiani, la cima della montagna, non è Dio, ma è il denaro, il potere, il piacere, la carriera, l’invidia, il tradimento, il giudicare tutti: sono tutte cose che fanno comodo al proprio io. Per tante persone, la cima della montagna non è Dio, ma l’ingiustizia, la falsitá, il profitto, gli interessi personali, le idee personali, i vantaggi personali: tutte cose che fanno comodo al proprio io.
Ed ora attenzione: non c’entra assolutamente nulla avere ragione o torto nella vita, quello che conta veramente è decidere quale chiave usare. Se usare la chiave “Dio” che ci unisce ai fratelli e ci apre il paradiso o se usare la chiave “io” che ci divide dai fratelli e che ci apre l’Inferno. Gesú ci avvisa che, se per qualsiasi motivo usiamo la chiave dell’io, che è la chiave dell’orgoglio e della divisione, persino il rapporto con Dio è completamente compromesso, perché non si puó essere divisi con i fratelli e uniti con Dio: è impossibile. In conclusione: ciascuno di noi, ogni giorno, ogni secondo, in ogni suo pensiero ha lo sguardo fisso sulla cima della montagna. Sta a noi decidere cosa metterci alla cima della nostra montagna, alla cima del nostro esistere: Dio o il nostro io? Ciascuno di noi, ogni giorno, ogni secondo, ogni momento ha 2 chiavi nelle sue mani: quella che ci apre il Paradiso e quella che ci apre l’Inferno. Sta a noi decidere quale chiave usare!