ESODO
Introduzione:
L’Esodo é il certificato di nascita di Israele come popolo ed è anche la radice della sua religione (del suo rapporto con Dio)
Come, in realtá, come ha avuto origine Israele o il popolo ebraico?
Ci sono 3 spiegazioni.1)La prima è quella che la Bibbia stessa ci narra e cioè: Israele o il popolo ebraico discende da Abramo (verso il 1700 a. C., quando Hammurabi, re di Babilonia, per la prima volta unisce la Mesopotamia in un solo regno, il capo di una tribú di nomadi, come tanti altri della zona, lascia la cittá di Ur con i suoi, per raggiungere le rive del Mediterraneo. Abram, era questo il suo nome, obbedisce ad un comando di Jahvé, il suo dio, che gli si presenta senza essere invocato. Lasciando Ur, dapprima alla volta di Harran in Mesopotamia, poi alla volta di Sichem, dell’Egitto e di Canaan; Abramo si stabilisce nella terra di Canaan (attuale Palestina o Israele); egli, nei suoi spostamenti porta con sé tradizioni della religione Assiro-Babilonese: pratica sacrifici, riconosce gli alberi sacri (come la quercia di More, dove gli appare il suo dio, costruisce un altare usando delle pietre. Jahvé non è ancora il Dio unico e universale, creatore del mondo: è il dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; è uno dei tanti dei, insieme agli dei degli altri popoli. Poi da Canaan un piccolo gruppo del popolo di Giacobbe-Israele, per fame, emigra e si sposta in Egitto; lí si moltiplica e rimane per 400 anni; dura schiavitú negli ultimi decenni; la liberazione per opera di Mosé; la traversata del mar Rosso e quella del deserto per 40 anni; la conquista della terra di Canaan per opera di Giosué.
Oggi tutti gli studiosi della Bibbia, cristiani ed Ebrei, dicono che questa spiegazione è una spiegazione teologico-religiosa, cioè è una spiegazione vera (nel senso che contiene tante verità sulla vita spirituale dell’uomo e dell’umanitá) ma non è completamente storica.2)La seconda spiegazione è quella secondo la quale Israele o il popolo Ebraico si è formato lentamente nella terra di Canaan in seguito alla migrazione di gruppi di beduini seminomadi: essi prima abitavano nel deserto e poi, a poco a poco sono emigrati verso terre coltivabili, la terra di Canaan, oggi la Palestina e lí piano piano si sono fusi in un solo popolo).
Ma nemmeno questa seconda spiegazione, cioè che alla base della formazione del popolo Ebraico c’è la migrazione pacifica di tribú seminomadi dal deserto alla terra fertile, è accettata dagli studiosi.
3)La terza spiegazione è quella oggi accettata dagli studiosi e che ha una base storica. Essa dice cosí: Israele (o il popolo Ebraico) si formó verso il 1.200 (XIII secolo) a. C. in seguito ad una rivoluzione agrario-contadina sulle montagne della Palestina.
Ecco come andarono i fatti.
Nel secolo XIII a. C (circa 1.200 anni prima di Cristo) la terra di Canaan (oggi la Palestina) era popolata da cittá-stato, cioè da cittá indipendenti l’una dall’altra, ma tutte sotto il dominio politico e religioso dell’Egitto. Il governo egiziano sfruttava gli abitanti di queste cittá-stato, pretendendo molte tasse, il cui peso cadeva soprattutto sui poveri (che si chiamavano “hapiru”, ed erano persone sfollate, immigrate, escluse, senza terra; essi erano moltissimi nella zona e negli Stati vicini, in quel tempo…). Poiché la crisi diventava sempre piú grave e pesante per gli “hapiru”, essi stessi fecero una rivoluzione agrario-contadina e scapparono, rifugiandosi sulle montagne, per non pagare le tasse, per liberarsi dallo sfruttamento economico dell’impero dell’Egitto e delle citta-stato e per liberarsi anche dalla religione imposta dall’Egitto e dalle autoritá di Canaan.
Questa rivoluzione viene fatta nel nome di un dio, del Dio “EL” (che figura poi nel nome del popolo ISRA-EL). Questo Dio “EL” voleva la costruzione di una societá diversa, senza sfruttatori, né sfruttati, senza re, né esercito, basato su una fraternità generale. Lí, su quelle montagne si uniscono vari gruppi di “hapiru-poveri”, con tradizioni religiose molto simili. Ai vari gruppi rivoluzionari, scappati sulle montagne, si uní anche il gruppo di Mosé, proveniente dall’Egitto. Anche lí, ai tempi del grande Faraone Ramses II (Es. 2, 23-24), guidata di Mosé, c’era stata una grande rivoluzione di gente di origine Cananea, alla quale si erano uniti molti altri schiavi di diverse origini. Mosé si impose su tutti gli altri capi, e fece sí che la sua religiositá avesse il sopravvento su quelle degli altri gruppi. La religiositá di Mosé fu accettata da tutti ed è quella che é narrata nel libro dell’Esodo. Su quelle montagne tutti i gruppi, compreso quello di Mosé, si uniranno in una Confederazione sociale-politica-religiosa e daranno luogo al popolo di Israele, al popolo degli Ebrei (Ebrei deriva dalla parola “hapiru”). Israele, quindi è un popolo giovane. Non nasce prima del 1.200 a. C.
Il gruppo umano che fece l’esperienza religiosa profonda e rese possibile la rivelazione biblica fu il gruppo degli “hapiru”: il gruppo sociale dei poveri, gente esclusa, gente che si dedicava ad attivitá da schiavi per poter sopravvivere. Possiamo dire che alla base reale dei racconti biblici si trovano gli “hapiru” che non sono un popolo, né una razza, né una nazione, né una religione, ma sono “i piú poveri”. Ció significa che Dio non ha scelto nessun popolo, nessuna razza, nessuna religione, ma ha scelto i poveri, gli “hapiru”, oggi diremmo, gli esclusi.
Bisogna ricordare, per curiositá, che anche la Bibbia dice che dall’Egitto uscí “molta altra gente” (Es. 12, 38), non esattamente un popolo di razza perfettamente identificata. E varie volte afferma: “Il dio degli <hapiru> si è presentato a noi” (Es. 5,3). Un’esperienza religiosa meravigliosa fecero gli “hapiru”, quasi una “rivelazione”, e condusse loro, gli “hapiru”, i poveri a fuggire verso un a terra nuova, quelle delle montagne di Canaan, per costruire un Nuovo Popolo, in alleanza con il suo Dio (il popolo di Dio) Yahvé-Eloim.
Dalla parola “hapiru” è derivata la parola “ebreo”. Gli “hapiru” finirono per essere gli “ebrei”, ormai costituito in POPOLO. Ma questo sarebbe avvenuto molto piú tardi (200-300 anni dopo).
In conclusione si puó affermare che gli unici dei quali si potrebbe dire di essere stati “scelti” da Dio sono gli “hapiru”, cioè i poveri”.
Divisione del libro dell’ESODO: 3 parti
Prima parte: (1,1 – 15,21)
Seconda parte: (15,22 – 18,27)
Terza parte: (19,1 – 40,38)
PRIMA PARTE
Centro degli avvenimenti è l’EGITTO.
I primi 2 capitoli servono da introduzione: presentano
a) la SITUAZIONE DI SCHIAVITÙ in cui si trovano gli Ebrei in Egitto
* è una narrazione popolare, si riportano il nome delle levatrici ma non il nome del Faraone
* Le PREOCCUPAZIONI del nuovo faraone sembra PLAUSIBILI, storicamente e politicamente:
.) l’Egitto deve difendersi dai suoi nemici
.) e la FRONTIERA NORD-ORIENTALE è esposta alle invasioni asiatiche
.) l’AUMENTO ECCESSIVO DI STRANIERI, in questa zona, crea preoccupazione e paura
.) Il faraone sposta la Capitale al nord e inizia GRANDI COSTRUZIONI * Qui è EVIDENTE la CONTRADDIZIONE tra l’impiego degli Ebrei (schiavi in genere) per i lavori e la DECISIONE di sopprimere i maschi.
* Fin da questa introduzione si AFFRONTANO:
#) il FARAONE da una parte
#) e DIO dall’altra
FARAONE: simbolo della morte: sottopone gli Ebrei ai lavori forzati,
moltiplica il popolo, rende piú duro il loro lavoro (fabbricare
i mattoni e lavorare nei campi), ordina alle levatrici di
uccidere i maschi, ordina alla popolazione gettare nel Nilo i
figli maschi.
DIO: simbolo della VITA: moltiplica il popolo, questo cresce oltre
ogni misura, le donne ebree sono piene di vitalitá,
partoriscono senza bisogno di levatrici, Dio benedice le
levatrici, il popolo aumentó e divenne forte.
b) La NASCITA e la giovinezza di MOSÈ: è storica. Mosé è realmente esistito. Ma il modo come è nato e come si è salvato possono essere PARABOLA.
Infatti RICALCANO elementi presenti in altri racconti, per esempio
*) quello del RE SARGON (2.300 a. C.): “Sargon, il potente re di Akkad (Mesopotamia) sono io. La mia presunta madre mi concepí, mi partorí in segreto, mi pose in un cesto di giunchi…”.
*) quello di ROMOLO E REMO (700 a. C.), gettati nel TEVERE e poi allattati da una lupa.
Il modo come Mosé si è salvato richiama l’ARCA DI NOE’ e la NUOVA UMANITÀ
nata dal diluvio. In ebraico CESTA e ARCA si esprimono con la stessa parola: TEBAH.
È possibile storicamente che gli Egizi istruissero alla loro corte uomini presi tra i popoli schiavi, per poterli meglio controllare.
c) La FUGA di Mosé.
Mosé, ormai giovane, intervenne in difesa di un fratello ebreo maltrattato e anche nel tentativo di rappacificare 2 ebrei ma essi non riconoscono la sua autoritá. Di qui la fuga.
Qui giá si vanno delineando 2 GROSSI PROBLEMI per Mosé:
1) Difficoltá col Faraone
2) Difficoltá di essere riconosciuto e creduto dagli stessi Ebrei
d) SINTESI: Nei primi 2 capitoli si notano:
a) 2 potenze a confronto: Faraone e Dio
b) 2 grossi problemi per Mosé:
difficoltá col Faraone
difficoltá di essere creduto dagli stessi Ebrei
Capitoli 3,1 – 7,7: La vocazione di MOSÈ. Sono 2 i racconti
*) cap. 3,1 – 6,1
*) cap. 6,2 – 7,7
PRIMO RACCONTO (3,1 -6,1)
a) Introduzione: DIO SI MANIFESTA. Quando Dio si manifesta è per
affidare una Missione. Il vero luogo in cui Dio si manifesta a
Mosé è nella missione liberatrice affidata a lui (e in noi?
Attraverso la nostra missione, Dio si manifesta: lo
sapevamo? Ne siamo convinti! E qual’è la nostra missione?)
Dio si manifesta nel ROVETO (fuoco: è luce, calore,
trasformazione che entra nell’uomo, ma non lo consuma!).
Mosé avverte in quel fatto straordinario la PRESENZA di Dio
e si TOGLIE i SANDALI (come i musulmani) in segno di
rispetto, e si copre il viso.
Da notare che Dio arriva all’uomo attraverso un segno. Dio
non puó essere compreso nella sua realtá piú profonda.
b) LA CHIAMATA (3,7 – 4,17)
È Dio che prende l’iniziativa:lui vede lui chiama lui manda
Ma per realizzare il suo disegno, chiede a Mosé di condividere il suo progetto
Dopo una prima risposta immediata di disponibilitá, Mosé avanza una serie di difficoltá.
c) LE OBIEZIONI: esse mostrano la PIENA LIBERTÀ del’uomo nel rispondere a Dio.
Le obiezioni di Mosé sono ripetute e diverse fino a terminare con un rifiuto chiaro:
*) Chi sono io?
*) Chi ti manda?
*) Sei davvero stato mandato?
*) Ne sono capace?
*) Manda un altro! (Rifiuto)
Il COMPITO è difficile e le CAPACITÀ sono SCARSE
d) La promessa dei SEGNI: Ma Dio usa uno stile particolare; Egli NON IMPONE la chiamata, ma cerca di CONQUISTARE la libera adesione di Mosé
e) RITORNO in Egitto e FALLIMENTO della prima Missione
(4,18 – 5,21)
f) Conclusione: PAROLE AMARE di MOSÈ al termine della sua
missione (5,22-23)
- SECONDO RACCONTO (6,1 – 7,7): si puó intendere come una seconda chiamata dopo il fallimento della prima
a) Le genealogie: queste genealogie sostituiscono il racconto della NASCITA di Mosé; esse vogliono mostrare la piena appartenenza al Mosé al popolo ebraic
b) Le genealogie non sono complete: infatti da Giacobbe a Mosé passano SOLTANTO 4 generazioni (Levi – Keat – Amram – Mosé) per coprire 430 anni
c) Da notare l’importanza data alla TRIBÙ DI LEVI, che è la tribú sacerdotale, e al RUOLO DI ARONNE, primo sacerdote e portavoce di Mosé
Capitoli 7,8 – 11,10: i segni (le 10 PIAGHE)
a) Introduzione
*) Sono SEGNI, atti, azioni, in cui Dio si rivela e agisce in modo visibile
*) Esprime l’INDURIMENTO DEL FARAONE che rifiuta ogni soluzione pacifica del conflitto e dovrá subire le CONSEGUENZE della sua resistenza testarda.
*) Insegnamento: Non si contrasta impunemente l’Onnipotente, quando egli difende qualcuno!
b) Sono veramente accadute? Sono fenomeni naturali che venivano stimati TREMENDI da ogni popolo
c) la scienza conferma Un’indagine integrata su testi biblici, talmudici e su papiri permette oggi di avanzare una spiegazione per ognuno dei flagelli. La scienza, anche con l’aiuto dei papiri egizi, considera eventi storici, a tutti gli effetti, le dieci Piaghe d’Egitto, le calamità che – secondo la Bibbia – indussero il faraone a lasciare libero il popolo d’Israele perchè potesse avviarsi verso la Terra Promessa. Non si trattò semplicemente di una catena di terribili sciagure, come si era ritenuto finora. Il faraone cedette perché l’Egitto venne colpito soprattutto da una serie di epidemie che oggi possono considerarsi la micidiale conseguenza di un’unica contaminazione iniziale. Recenti ricerche permettono di stabilire non solo che queste calamità si verificarono realmente ma anche come e, soprattutto, perché avvennero. In Egitto una serie di catastrofi naturali ebbero luogo alla fine del Regno di Mezzo. E gli eventi narrati da un papiro antichissimo assomigliano moltissimo alle dieci piaghe.
Dalla intervista allo studioso Marr.
Dr. Marr, Lei ha collegato ogni piaga alla successiva. Quale rapporto c’è tra la prima piaga – il Nilo che si tinge di sangue – e la seconda, la spaventosa invasione di rane?
«Per il Nilo che si colora di sangue, chiamo in causa i cianobatteri. Microorganismi che, oltre a provocare una tipica colorazione rossa di fiumi e laghi, privano l’acqua di ossigeno e producono tossine nocive per i pesci. Questi, come si sa, sono voraci predatori di rane. Perciò la scomparsa dei pesci non può che favorire una esagerata riproduzione delle rane. Ma poi l’acqua infetta fa morire anche le rane; si scompagina così un altro equilibrio naturale. Le rane, infatti, tenevano a bada le zanzare. Scomparse le rane, le zanzare si moltiplicano in modo esiziale. E abbiamo il legame fra la seconda e la terza piaga».
L’Esodo parla di «pidocchi provenienti da tutta la polvere della terra». Erano proprio zanzare?
«Si trattò, molto probabilmente, di zanzare culicoides. Le larve di questi insetti nascono nell’immondizia e nella polvere. Da pochi anni abbiamo scoperto che questi insetti sono responsabili di un gran numero di malattie virali, negli uomini e negli animali. Le zanzare furono la causa diretta della terza piaga d’Egitto. Ma furono anche il trasportatore biologico dell’epidemia che sterminò gli animali (quinta delle dieci piaghe). Nel frattempo, l’Egitto, il cui ambiente era già fortemente deteriorato, viene invaso dalle mosche (quarta piaga) e le mosche contribuiscono anch’esse a preparare la quinta piaga. Si tratta infatti di mosche di stalla, provocano infezioni e ferite dolorose negli animali».
La quinta piaga, però, non uccide proprio tutti gli animali di cui disponeva l’Egitto. Tanto è vero che il faraone troverà i cavalli per inseguire gli Ebrei…
«L’epidemia si presenta sotto varie forme. E’ selettiva, nei suoi
effetti mortali. Per esempio, la “malattia del cavallo africano” fa strage di equini, ma stermina gli animali che si trovano nei campi, non quelli domestici».
La sesta “piaga” colpisce sia gli animali che gli uomini. Qual è la causa?
«Penso che sia lo pseudomonas mallei, malattia fortemente contagiosa, trasmessa dal contatto con le mosche. Queste inoculano, negli esseri umani e negli animali, ogni genere di batteri e virus. S’infetta anche chi mangia carne contaminata. Con la sesta piaga, l’Egitto è già in ginocchio. Ha subìto un disastroso impoverimento. L’acqua è inquinata (non ci si può neanche lavare). Non c’è più pesce. E ora vengono a mancare anche carne e latte. Solo il Goshen, dove si trovano gli Ebrei, viene risparmiato».
Però la grandine (settima piaga) non è un ‘epidemia…
«Nessuno afferma che ogni piaga d’Egitto è la diretta conseguenza della precedente. Ci sono anche le eccezioni. Ciò che importa è il contesto generale, una certa concatenazione che appare evidente, l’evoluzione precipitosa verso la rovina dell’Egitto. La settima piaga sopraggiunge quando la popolazione non può più procurarsi proteine animali. La grandine distrugge il grano. Poi le locuste del deserto (ottava piaga) si lanciano all’attacco delle pianticelle più giovani e fanno piazza pulita di qualsiasi vegetale. Con la nona piaga (una tempesta di sabbia che viene dal deserto, il khamsin) qualunque fonte di nutrimento è ormai sepolta. Dopo tre mesi di sventura, due milioni e mezzo di Egizi stanno letteralmente morendo di fame».
Ma come spiega la decima calamità, la più misteriosa, che piomba sul popolo egizio come una mazzata?
«Nel 1961 è stata scoperta l’aflatossina, che appartiene a una famiglia di microorganismi altamente nocivi: le micotossine. Il Fusarium graminearum e la Stachybotrys atra hanno fatto vittime nell’ex-Urss, durante la seconda guerra mondiale, e anche altrove. Contadini che, lavorando in un silo, avevano inalato micotossine, sono stati stroncati. Una quantità minima provoca una rapida morte. E si è ipotizzato che le micotossine abbiano ucciso anche alcuni fra gli archeologi che avevano appena scoperto la tomba del “faraone giovinetto” (Lord Carnarvon non morì in poche ore, nel 1922, di una “strana” polmonite?)».
Ma perché le micotossine avrebbero sterminato soltanto i primogeniti?
«Ecco che cosa accadde probabilmente. La fame aveva ridotto le famiglie allo stremo. Quella notte ci si precipitò nei magazzini, ma quanto restava di grano e foraggio era ormai coperto da una patina di micotossine. E chi scese laggiù? I primogeniti, i quali erano responsabili della sorte delle famiglie. Inalarono, come un aerosol, letali quantità di Stachibotrys atra. Forse addentarono anche, per primi, il pane fatto con i cereali contaminati e, sempre per primi, bevvero la birra fatta con quegli stessi cereali. Idem per gli animali: l’individuo dominante, il primogenito, mangiò per primo il grano divenuto tossico» .
Gli Egizi rischiarono di essere cancellati dalla faccia della Terra.
«Non avvenne perché l’improvvisa morte dei primogeniti mise in allerta la popolazione e gli animali. I granai furono subito spalancati, entrò aria pulita. Una conferma alla mia ipotesi sulle responsabilità delle micotossine si trova nella tradizione ebrea (che nasce proprio allora) di mangiare l’agnello pasquale. Costole di agnello sano e robusto, erba fresca, pane non lievitato, fatto con cereali macinati da poco. Tutti alimenti che non possono essere stati contaminati da micotossine».
d) SIGNIFICATO RELIGIOSO delle 10 piaghe
*) Il Faraone e Dio: 5,2: il Faraone dice: “Chi è Jahwé?”
Dio dice: “Il Faraone imparerá a conoscere Jahwé e la sua forza attiva
10,3: Jahwé domanda al Faraone: “Fino a quando rifiuterai di piegarti davanti a me?”
La sconfitta e l’indebolimento di un popolo era la sconfitta e l’indebolimento della sua divinitá
*) Il racconto mostra il pieno dominio di Dio sulla natura, sulla vita e sulla morte
*) Attraverso il racconto, Dio esprime un giudizio di CONDANNA verso quel popolo che costruisce la sua civiltá ESTROMETTENDO DIO
*) Gli Israeliti che leggevano il racconto delle 10 piaghe IMPARAVANO che Jahwé, loro Dio, era piú forte di qualsiasi altra potenza terrestre e che loro erano orgogliosi di essere il POPOLO SCELTO tra gli altri popoli, proprio da quel Dio piú forti di tutti.
*) Il racconto mira alla CONVERSIONE dell’Egitto (9,15-16)
Capitoli 12,1 – 13,16: LA PASQUA EBRAICA
a) Introduzione: ATTENZIONE: la sezione 12,1 – 13,6 non c’entra niente
con il racconto dell’uscita dall’Egitto. Essa è un INSIEME DI
TESTI LITURGICI (presi da TRADIZIONI di epoche diverse) che
vuole insegnare in che modo celebrare il MEMORIALE di
questa uscita dall’Egitto. Sono FESTE e USANZE DIVERSE in
Israele (Pasqua, Settimana degli azzimi, Riscatto dei
primogeniti) che ricordano ciascuno un ASPETTO
PARTICOLARE di quanto è avvenuto quel giorno. Messi in
mezzo ai testi liturgici, i versetti 29 – 42 del cap. 12,
elencano alcuni RICORDI dell’avvenimento che dá un senso
alla liturgia celebrata.
b) La PASQUA Ebraica (il PASSAGGIO < Pasqua = Passaggio>)
1) Significato: IL SIGNORE CHE SALVA
*) passando oltre le nostre case, segnate dal
sangue dell’agnello
PASSAGGIO DELL’ANGELO STERMINATORE
12,1 – 13,16
*) facendoci passare a piedi asciutti il mare
PASSAGGIO DEL MAR ROSSO 13,17 – 15,21
*) in una parola
PASSAGGIO DALLA SCHIAVITÙ EGIZIANA ALLA LIBERTÀ
2) Il racconto del passaggio dell’Angelo Sterminatore
12,1 – 13,16: 2 riti uniti insieme:
a) il RITO DELL’AGNELLO (una usanza presso i nomadi pastori): avveniva verso la Primaver
*) è quello che Mosé chiese al Faraone di celebrare con tutto il popolo nel deserto
*) l’integritá delle ossa è legata alla credenza che l’animale sacrificato potesse rinascere nel gregge
*) l’aspersione con il sangue è segno di protezione dalle forze del male (sterminatore)
b) il RITO DEGLI AZZIMI
SECONDA PARTE
Ha come scenario il DESERTO:
il DESERTO è il SIMBOLO della LIBERTÀ MESSA ALLA PROVA
a) Il duro cammino (Es. 15, 22-27):
la libertá non è un camminare sui petali di rose, non è un camminare nelle gioie continue ma è AUSTERITÀ, è camminare su STRADE DURE e DIFFICILI.
DIO non mostra di voler procurare comoditá ai suoi,
DIO vuole che i suoi si accontentino di LUI.
DIO è il RISANATORE del suo popolo e di ciascuno di noi (Es. 15,26):
la malattia è il peccato e le calamitá (i disagi) ne sono le conseguenze ritenute o chiamate: CASTIGO ma non è Dio che manda i castighi,
DIO manda solo VITA e SALUTE.
DIO guarisce: la guarigione è simbolo della SALVEZZA.
b) la fame (cap. 16) e la sete appagate: (cap. 17, 1-7)
c) azioni militari (cap. 17, 8-15) e civili (18, 1-12: incontro col suocero; 13-27: attivitá giudiziarie)
PUNTO FONDAMENTALE:
LE MORMORAZIONI nel deserto: a) Es. 16,2
b) Es. 17,3
Lista delle mormorazioni:
*) Volontá di ritornare in Egitto, simbolo della schiavitú (Es. 16, 2-3)
*) Resistenza a Dio
*) Infedeltá (Es. 16, 28)
*) Volontá di integrarsi con gli stranieri, seguendo il peggio
*) Seguire il paganesimo (cioè altri dei di altri popoli che non sia JAHWÈ)
Riflessioni:
a) Nelle difficoltá ci si dimentica di ció che Dio ha compiuto precedentemente e che compirá ancora a favore del suo popolo
b) nelle difficoltá si è portati a non avere piú fiducia in Dio
COME CAMMINARE SECONDO DIO?
Consultandolo (Es. 18, 13-27)
Per conoscere il pensiero, la volontá, il giudizio di Dio bisogna consultarlo, sentire la SUA PAROLA. Dio parla attraverso gli uomini che ha scelto: essi sono rivestiti di AUTORITÀ, RESPONSABILITÀ, SERVIZIO.
Dio non si disinteressa per niente dei PROBLEMI di questo mondo;
Egli è VICINO A TUTTI, soprattutto alla povera gente;
Egli PRENDE TUTTO IN MANO e con i suoi rappresentanti REGOLA le cause piú piccole.
Dio è sempre il SOLO GIUDICE.
Il popolo di Dio è un popolo libero, che peró SERVE IL SIGNORE.
UN POPOLO NEL QUALE TUTTO È SERVIZIO: un popolo libero per svolgere il servizio di Dio e SARÀ GIUDICATO IN BASE A QUESTO SERVIZIO.
3° PARTE
Ruota attorno al SINAI
a) l’alleanza: Dio ha liberato Israele (cap. 1-15): liberi DA… PERCHÉ?
PER SERVIRE il Signore (cap. 19-29): liberi PER SERVIRE DIO
b) I 10 COMANDAMENTI: l’essenza della VOLONTÀ DI DIO:
Es. 20, 2-17
Dt. 5, 6-21: piú antico rispetto a quello dell’ESODO
c) IL VITELLO D’ORO (Es. 32-34)
*) il peccato (Es. 32)
*) l’intercessione e il pentimento (Es. 33)
*) il rinnovo dell’Alleanza (Es. 34)