LE BEATITUDINI

LE BEATITUDINI SPIEGATE DA GESÙ STESSO
PREMESSA

Dio non costringe a niente nessuno. Non fa violenza al pensiero di nessuno, non costringe nessuno a pensare in un determinato modo, e non fa violenza a nessuno obbligandolo a comportarsi in un determinato modo, per farlo santo. No!  Noi siamo liberi, perché cosí lui ha voluto e ci ha creati. Peró ci dá la forza necessaria per capire ció che Lui dice; per guidarci verso la veritá e la santitá; e per nutrirci di tutto ció che il nostro spirito ha bisogno, per vivere, per crescere, per combattere e per vincere gli inganni che le forze del maligno seminano nella nostra vita, con lo scopo di farci cadere in trappola e distruggerci. Nell’Antico Testamento, Dio ha dato all’uomo una via abbastanza severa per arrivare a Lui e conquistare il suo Regno: la Via dei Comandamenti. Io vi dó una altra via (diciamo cosí, piú dolce, meno severa), Qualcuno di voi puó dire. Non c’è un’altra via. Quella è la via indicata da Dio stesso. Bene! Riteniamola tale. Almeno, peró, guardiamola non attraverso il punto di vista della minaccia, ma attraverso il colore dell’amore. Per esempio: il primo comandamento dice: “Non avere altri dei, oltre a me” (Nel senso: “guai a te se hai altri dei, oltre a me”): puó sembrare una minaccia. Tu non la vedere sotto questo punto di vista. Vedila sotto un altro punto di vista, il punto di vista di un Padre, che per tuo amore, ti mette in guardia dal cadere in un pericolo. E allora non dire: “Guai a me se ho altri dei, oltre al Dio mio Signore”; dí piuttosto: “Beato me se non ho altri dei, oltre al mio Signore” e dillo con slancio spirituale, con gioia. Ecco. Questo significano le mie BEATITUDINI. Esse sono “rose” nate da un cespuglio di “spine”, se cosí si possono considerare i Comandamenti. È “la MIA LEGGE”. La legge del Nuovo Testamento.

LE BEATITUDINI

Leggerle: Matteo 5, 3-12

Poi… rileggerle (nel modo seguente. Hanno un altro effetto!)
“Beato me, se sarò povero di fronte a Dio perché Dio offrirá a me il suo Regno! Beato me, se sarò capace di piangere e di soffrire senza ribellione, perché Dio mi consolerá!
Beato me, se sarò buono, calmo, dolce, paziente, mite, benevolo, tollerante, indulgente, perché Dio mi dará in ereditá la Terra promessa (il Paradiso!). Beato me, se più del pane e del vino per saziare il corpo, avrò fame e sete di giustizia, cioè avró fame e sete di fare le cose giuste, ossia tutto ció che é la volontá di Dio. Dio che è la Giustizia stessa, sazierà la mia fame, la mia sete ed esaudirá tutti i mei desideri! Beato me, se sarò misericordioso con gli altri e se avró compassione di loro, Dio stesso avrá compassione di Me! Beato me, se sarò puro di cuore perché Dio si piegherà sul mio cuore puro ed io lo vedrò! Beato me, se avrò spirito di pace, perché sarò da Dio chiamato suo figlio, perché nella pace è l’amore, e Dio è Amore, il quale ama chi è simile a Lui! Beato me, se per fedeltà a Dio e alla sua volontá, sarò perseguitato, perché a compensarmi delle terrene persecuzioni, Dio, mio Padre, mi darà il Regno dei Cieli! Beato me, se sarò offeso, preso in giro, oltraggiato e accusato bugiardamente dagli altri, per essere un convinto credente in Dio e perché mi comporto da figlio di Dio. Non tristezza, ma gioia mi deve venire da queste persecuzioni, perché ció mi rende uguale ai servi migliori di Dio, ai santi e ai Profeti, i quali sono stati perseguitati per la stessa ragione, e con i quali io credo fermamente di condividere la stessa ricompensa grande, eterna, nel Cielo!  Guardiamola così la via della salvezza. Attraverso la gioia dei santi.

ANALISI DI CIASCUNA BEATITUDINE

1)“BEATO ME SE SARÒ POVERO DI SPIRITO”

Le ricchezze sono “la sete” di Satana. A quanti tormenti, inquietudini, ansietà, eccitazioni, fanatismi, violenze, pazzie portano le ricchezze! Sia nei ricchi, come anche nei poveri. Nei ricchi, quando il ricco vive attaccato ai suoi soldi, che sono il dio vergognoso del suo spirito rovinato; nei poveri, quando il povero vive invidiando e odiando il ricco perché ha i soldi, e lancia le sue maledizioni su di lui, desiderando per lui ogni sorta di male e di disgrazie. Il male non basta non farlo, bisogna anche non desiderare di farlo. Le ricchezze sono di due tipi.
Ci sono ricchezze materiali (soldi, case, campi, gioielli, mobili, animali, ecc.) e ci sono ricchezze morali (legami familiari, legami matrimoniali, legami di amicizie, beni intellettuali, cariche pubbliche, ecc.). Colui che è attaccato ed è affezionato smoderatamente ad una di queste cose, pecca. Qualcuno puó dire: <Ma allora non dobbiamo amare il bene che Dio ci concede? E allora perché Dio comanda di amare il padre e la madre, la sposa, i figli, e dice: “Amerai il tuo prossimo come te stesso?”> Attenzione. Bisogna distinguere. Dobbiamo certamente amare il padre e la madre, la sposa e il prossimo, ma nella misura in cui Dio vuole: cioè “come noi stessi”. Ma Dio è all’origine di ogni cosa, quindi prima di amare chiunque e qualsiasi cosa, va amato Dio. Dio va amato sopra ogni cosa, piú di ogni cosa e prima di ogni cosa, e con tutto noi stessi. L’amore non è un male e non lo deve diventare. Le grazie che Dio ci concede non sono un male e non lo devono diventare. Sono amore. Per amore sono date. Perció, tutte le ricchezze oneste che Dio ci concede, sia le ricchezze in affetti e sia le ricchezze in beni materiali, bisogna usarle con amore. E le usa con amore, solo chi non diventa schiavo di esse, solo chi non ha un attaccamento peccaminoso ad esse. I beni materiali, morali e spirituali devono diventare dei mezzi per servire Dio.  Allora è povero di spirito, colui che usa le ricchezze che ha per possedere Dio santo, suprema Ricchezza. Ogni ricchezza che si possiede, sia ricchezza materiale, sia ricchezza affettiva, intellettuale, morale e spirituale che non porta a Dio, porta direttamente a Satana.

2)  “BEATO ME SE SARÒ MANSUETO”

Questa parola puó sembrare in contraddizione con gli esempi che vediamo nella vita giornaliera. Nella vita di ogni giorno, infatti, i ribelli, gli aggressivi, gli intolleranti, i prepotenti, i violenti, quelli che fanno la voce grossa, in una parola, i non mansueti sembrano trionfare nelle famiglie, nelle città, nelle nazioni. Ma è vero trionfo? No. E’ paura che tiene apparentemente sottomessi gli altri. In realtà è ribellione mascherata contro gli altri. I prepotenti e coloro che sono sempre pieni di rabbia non raggiungono i cuori dei famigliari, né dei concittadini, né dei dipendenti. Non portano a Dio, quei sacerdoti e quelle persone che non vanno alla conquista delle anime con una dolcezza paziente, umile, amorosa. Essi sembrano guerrieri armati che si lanciano ad un assalto feroce, tanto si muovono con aggressivitá, con intolleranza e con fanatismo. Povere anime! Se fossero sante non avrebbero bisogno dei sacerdoti, per raggiungere la Luce. L’avrebbero già in sé. Se fossero giá buone, non avrebbero bisogno di voi per camminare nella bontá. Lo farebbero da sole. Se fossero sane non avrebbero bisogno di chi le cura. Siate dunque buoni, dolci, pazienti, benevoli, tolleranti, indulgenti. Non mettete in fuga le anime. Attiratele con l’amore. Perché la mansuetudine è amore, così come lo è la povertà di spirito. Se sarete cosí, miti e mansueti, avrete in ereditá la Terra promessa, cioè il Paradiso e porterete a Dio il mondo, già prima posseduto da Satana, perché la vostra mansuetudine, la quale oltre che amore è umiltà, avrà vinto l’odio e la superbia, eliminando dai cuori il re ripugnante della superbia e dell’odio, cioè Satana. E il mondo sarà vostro, ossia di Dio, perché voi sarete persone buone che riconoscerete Dio come Padre assoluto del creato, al Quale va dato la lode e la benedizione, e al quale va restituito tutto quanto è suo.

3) “BEATO ME SE SAPRÒ PIANGERE E SOFFRIRE
SENZA RIBELLIONE”

Il dolore avvolge e circonda la terra. Il dolore strappa lacrime all’uomo. Il dolore non c’era prima sulla terra. Ma per colpa dell’uomo il dolore é sulla terra. Ma l’uomo fa di peggio: per una depravazione della sua mente e del suo cuore, l’uomo da sempre, fa di tutto per aumentarlo e moltiplicarlo in tutti i modi. Oltre le malattie, le disgrazie e le sventure provenienti da fulmini, tempeste, valanghe, terremoti, ecc., ecco che l’uomo per soffrire, e soprattutto per far soffrire gli altri (perché egli vuole che siano gli altri a soffrire, non lui!), inventa e crea armi micidiali sempre più tremende e crudeltá morali sempre più sofisticate. Quante lacrime l’uomo procura all’uomo per istigazione del suo inconsapevole Padrone che è Satana! Eppure, vi dico che queste lacrime non sono un handicap e uno svantaggio per l’uomo, ma si possono trasformare in mezzi per il suo perfezionamento. L’uomo è uno svagato e capriccioso bambino, è uno spensierato superficiale, è un ritardato mentale, fino a quando il pianto e il dolore non lo rende adulto, riflessivo, intelligente. Solo coloro che piangono, o che hanno pianto, sanno amare e capire. Solo coloro che piangono sanno amare i fratelli che piangono, capirli nei loro dolori, aiutarli con la propria bontà: tutti costoro hanno fatto l’esperienza sulle loro spalle, di come fa male trovarsi soli e dimenticati nel pianto. E sanno maggiormente amare Dio perché hanno capito che tutto è dolore fuorché Dio; perché hanno capito che il dolore si rasserena se si piange sul cuore di Dio; perché hanno capito che il pianto rassegnato di una persona, che nonostante tutto non perde la fede, non smette di pregare, non si ribella, ecc., da dolore si trasforma in consolazione. Sì. Coloro che piangono amando il Signore, saranno consolati.

4) “BEATO ME SE AVRÒ FAME E SETE DI GIUSTIZIA

Dal momento che nasce, al momento che muore, l’uomo è affamato di cibo. Giá alla nascita egli apre la bocca per afferrare il capezzolo. Finanche nelle sofferenze dell’agonia egli apre le labbra per chiedere qualcosa. L’uomo lavora per nutrirsi. Fa della terra un enorme capezzolo dal quale insaziabilmente succhia; succhia per tutto ció che finisce.
Ma anche gli animali fanno cosí. E allora, cos’è l’uomo? Un animale? No, è un figlio di Dio. È in esilio, cioè fuori della sua casa, per pochi o molti anni, ma è sempre un figlio di Dio. Anche cambiando dimora, non deve cessare il suo modo di vivere di figlio di Dio. C’é una vita nella vita, così come in una noce c’é il gheriglio (il gheriglio é la parte della noce che si mangia). La noce non è il guscio, ma è l’interno gheriglio che è la noce. Se seminate un guscio di noce non nasce nulla, ma se seminate il guscio con il gheriglio nasce grande albero. Così è l’uomo. L’uomo non è il corpo, ma nel corpo c’è l’anima: corpo e anima è l’uomo. Non è il corpo che è immortale, è l’anima che è immortale. E l’anima va nutrita per portarla all’immortalità, alla quale immortalitá, poi, per amore, essa porterà il corpo nella risurrezione beata. Nutrimento dell’anima è la Sapienza (Sapienza è “avere gusto delle cose di Dio”); nutrimento dell’anima è la Giustizia (giustizia è “fedeltá a Dio, facendo la sua volontá”). Come il liquido e il cibo solido vengono digeriti e assimilati, rendendo il corpo sano e robusto; cosí è la Sapienza e la Giustizia per l’anima. Piú l’anima si ciba di esse e ne gusta e più essa cresce in Sapienza e Giustizia. E verrà un giorno in cui l’anima insaziabile di questa santa fame di Sapienza e di Giustizia sarà saziata. Verrà. Nessuna scienza umana si puó paragonare a questa veritá divina. La curiosità della mente può essere appagata dalle cose materiali e dai suoi vizi, ma i bisogni dello spirito, no. Anzi nella diversità dei vari sapori umani (cioè dei vari piaceri e vizi umani), lo spirito prova disgusto. Lo spirito torce la bocca quando gli viene presentato l’amaro capezzolo del mondo. Lo spirito preferisce soffrire la fame, anziché riempirsi di un cibo che non sia venuto da Dio. Non abbiate timore, voi che avete sete e fame di Dio! Siate fedeli e sarete saziati da Colui che vi ama.

5) “BEATO ME SE SARÒ MISERICORDIOSO”

Chi fra gli uomini può mai dire: “Io non ho bisogno di misericordia”? Nessuno. Ora se anche nell’antica Legge di Mosè è detto: “Occhio per occhio e dente per dente”, perché non si deve poter dire nella Mia nuova legge delle Beatitudini: “Chi sarà stato misericordioso troverà misericordia”? Tutti hanno bisogno di perdono. Non sono le parole, quelle che ottengono il perdono. Ma è l’amore, la misericordia. Nella antica Legge di Mosé, per avere il perdono, fu imposto il sacrificio di un capro o di un agnello e l’offerta di qualche moneta. E sapete perché? Perché alla base di ogni male, c’è sempre l’avidità (attaccamento alle cose materiali e ai soldi) e la superbia. Ora nell’offerta del sacrificio, l’avidità viene punita in 2 modi: o con lo sforzo di acquistare un animale, o con lo sforzo di dover dare dei soldi. La superbia, invece, viene punita con la pubblica ammissione di essere un peccatore, quando dice, per esempio l’espressione contenuta nel rito del sacrificio: “Io celebro questo sacrificio perché ho peccato”. Lo spargimento del sangue di quel capro o di quell’agnello è simbolo e anticipazione del Sangue del Figlio di Dio che sarà sparso per cancellare i peccati degli uomini. Beato dunque colui che sa essere misericordioso verso gli affamati, verso i nudi, verso i senza tetto, verso i miseri che non hanno niente, ma anche verso i miseri che hanno cattivi caratteri e che fanno soffrire sia coloro che convivono con loro, sia gli altri. Voi abbiate misericordia. Perdonate, compatite, soccorrete, istruite, siate pazienti, date coraggio e forza. Non chiudetevi in una torre di cristallo dicendo: “Io sono ricco e felice e non voglio udire le miserie altrui”. Siate misericordiosi, per realizzare un continuo, santo e nascosto sacrificio di riparazione al male fatto, e anche per ottenere misericordia da Dio per i vostri peccati.

6) “BEATO ME SE SARÒ PURO DI CUORE”

Dio è Purezza. Il Paradiso è regno di Purezza. Niente di impuro può entrare in Cielo dove è Dio. Perciò se sarete impuri non potrete entrare nel Regno di Dio. Chi è puro, non si butta nell’esperienza di amori umani, ma giá gusta, fino all’entusiasmo, il sapore dell’amore divino, e può dire: “Io sono con Te e Tu in me. Io ti possiedo e ti conosco come sposo amabilissimo dell’anima mia”. E, credetelo: chi ha Dio, riesce a cambiamenti sostanziali, nella sua vita; cambiamenti che neppure lui stesso si sa spiegare; per cui diviene santo, sapiente, forte, e dice parole, e compie azioni che non sono umane, ma vengono da Dio che vive in se stesso. Cosa è la vita di colui che vive di Dio? Beatitudine. Felicitá piena. E voi vorreste privarvi di un simile dono per andare dietro a puzzolenti impurità?

7) “BEATO ME SE AVRÒ SPIRITO DI PACE”

La pace è una delle caratteristiche di Dio. Dio non è che nella pace. Perché la pace è amore, mentre la guerra è odio. Satana è Odio. Dio è Pace. Non può uno dirsi figlio di Dio, né può Dio dire figlio suo, un uomo, se costui è irascibile, sempre pronto a scatenare tempeste. Non solo. Ma neppure può dirsi figlio di Dio colui che, pur non essendo lui stesso, scatenatore di tempeste, non contribuisce con la sua grande pace, a calmare le tempeste suscitate da altri. Colui che è pacifico diffonde la pace anche senza parlare, e diventa luce fra la nebbia fitta dei rancori e delle liti. Fate che Dio e gli uomini vi possano chiamare così: seminatori di pace.

8) “BEATO ME SE SARÒ PERSEGUITATO
PER AMORE DELLA GIUSTIZIA”

L’uomo è tanto invaso da Satana che odia il bene ovunque si trovi, che odia il buono, quasi quasi che chi è buono, anche senza parlare, lo accusi e lo rimproveri. Infatti la bontà di uno, fa apparire ancor più nera la malvagità del malvagio. Come anche la fede del credente vero fa apparire ancora più viva la ipocrisia del falso credente. Infatti non può non essere odiato dai malvagi, colui che col suo modo di vivere è una continua testimonianza della giustizia (cioè della fedeltá a Dio e alla sua volontá). E allora, il malvagio, ecco, che si infuria contro coloro che amano la giustizia. Anche qui è come per le guerre. L’uomo fa grandi progressi nell’arte satanica del perseguitare, anziché nell’arte santa dell’amare. Ma non può che perseguitare solo ciò che ha breve vita, cioè il corpo. L’anima eterna che è nell’uomo, sfugge all’insidia, e anzi acquista una vitalità ancor più vigorosa, proprio grazie alla persecuzione. La vita dello spirito sfugge alle ferite del corpo e ai disagi che deve sopportare la persona che è perseguitata. Ma il sangue che sgorga dalle ferite è il mantello rosso che avvolgerá in cielo colui che è stato perseguitato sulla terra; e i disagi sono tanti scalini per giungere sul trono che il Padre ha preparato per i suoi martiri perseguitati, ai quali sono riservati i troni da re, nel Regno dei Cieli.

9) “BEATO ME SE SARÒ OLTRAGGIATO E CALUNNIATO”

Fate in modo che i vostri nomi siano scritti nei libri celesti, là dove non sono segnati i nomi di coloro che hanno detto menzogne, per lodare chi non lo meritava. In quei libri celesti sono scritte, con amore e con giustizia, le opere dei buoni, per dare ad essi il premio promesso ai benedetti da Dio. Prima di voi sono stati calunniati e maltrattati i Profeti. Ma quando si apriranno le porte dei Cieli, come re solenni, essi entreranno nella Città di Dio, e davanti a loro si inchineranno gli angeli, cantando di gioia. Pure voi, che ora siete oltraggiati e calunniati perché siete fedeli a Dio, avrete il trionfo celeste.  E quando il tempo sarà finito e sará completato, vi aspetta il Paradiso, lá dove ogni lacrima versata sulla terra, diventerá cara per voi, perché grazie ad essa, avrete conquistato questa gloria eterna  che in nome del Padre io vi prometto.

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Andate. Domani vi parlerò ancora. Restino ora solo i malati, perché li guarisca dalle loro sofferenze. La pace sia con voi e la meditazione sulla salvezza, attraverso l’amore, vi guidi sulla strada che porta al Cielo.


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