IL BICCHIERE D’ACQUA

Il professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula. Il suo corso è uno dei più frequentati. Prima che inizi la lezione c’è un gran vociare tra gli studenti che, riuniti a piccoli gruppi, parlano tra loro. Il professore tiene in mano un bicchiere d’acqua. Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d’acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell’aula. Il professore cammina, incrocia gli sguardi dei ragazzi, ma rimane in silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ridono di nascosto, ma non sono sorpresi. Qualcuno pensa che il gesto serva a introdurre una lezione sull’ottimismo e sul classico esempio del bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto.
Il professore, invece, si ferma, e domanda ai suoi studenti: “Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?” Gli studenti sembrano un po’ spiazzati dalla domanda, ma in molti rispondono dicendo chi 200 grammi, chi 250 grammi, chi 300 grammi e cosí via. “Il peso del bicchiere d’acqua è di poco conto”, fa notare il professore, “Ciò che conta davvero, è per quanto tempo lo tenete sollevato!” Tutti gli studenti diventano seri e guardano il professore con occhi interrogativi.
Felice di aver catturato l’attenzione dei suoi studenti, il professore continua: “Sollevatelo per un minuto, e non avrete problemi! Sollevatelo per un’ora, e vi ritroverete un braccio che vi fa male, sollevatelo per un’intera giornata, e vi ritroverete con un braccio paralizzato!”  Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: “In ognuno di questi tre casi, riprende il professore, il peso del bicchiere non è cambiato! Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante!”. Tutti sono d’accordo. Poi il professore prosegue: “Le preoccupazioni o le offese ricevute, sono come questo bicchiere d’acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se dedichiamo ad esse il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni o alle offese ricevute, la nostra mente si paralizza!” Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti, e decide di concludere il suo ragionamento: “Per ritrovare la serenità, dovete imparare a lasciare andare le preoccupazioni o le offese ricevute. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete, e non su ciò che non volete! Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d’acqua!”

AL SUO POSTO

Un vecchio eremita, di nome Sebastiano, pregava spesso in un piccolo santuario isolato su una collina. In questo santuario si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di “Cristo delle Grazie”. Arrivava gente da tutto il paese per chiedere grazie e aiuto. Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e, inginocchiato davanti al Crocifisso, pregò: “Signore, voglio soffrire con te. Lasciami prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce”. Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta. Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse: “Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio”. “Te lo prometto, Signore”. Avvenne lo scambio. Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c’era Sebastiano inchiodato alla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell’eremita. I devoti continuavano a sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva. Finché un giorno… Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò sul gradino la sua borsa piena di monete d’oro. Sebastiano vide, ma conservò il silenzio. Non parlò neppure un’ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò. Né parló quando davanti a lui si inginocchiò un giovane che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per mare. Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l’uomo ricco che, credendo che fosse stato il giovane a derubarlo della borsa di monete d’oro, gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare. Si udì allora un grido: “Fermi!”. Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare. Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse allora a cercare il povero. Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio. Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò. “Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare il mio posto. Non hai saputo stare zitto”. “Ma, Signore” protestò, confuso, Sebastiano. “Dovevo permettere quell’ingiustizia?”. “Tu non sai” rispose il Signore, “che al ricco conveniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un’ingiustizia. Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quanto al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie, certamente avrebbe perso l’imbarco, ma si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta affondando in alto mare”.
(Di Bruno Ferrero – Libro: C’è Qualcuno lassù – Editore: Elledici)

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