L’ADULTERA

(ecco come sono andate veramente le cose, e che voi non conoscete!)

È una giornata invernale. Fá piuttosto freddo. Gesù, è avvolto nel suo mantello, e sta parlando ad un gruppo dei suoi discepoli. Il gruppo si apre per far passare alcuni scribi e farisei agitati e più che mai velenosi. Sprizzano veleno dallo sguardo, dal colore della faccia, dalla bocca. Sembrano delle vipere! Più che condurre, trascinano una donna sui trent’anni, scapigliata, disordinata nelle vesti come chi è stata malmenata, e piangente. La buttano ai piedi di Gesù come fosse un mucchio di stracci o un corpo morto. La donna resta là, rannicchiata su se stessa, col volto nascosto dalle sue braccia. «Maestro, questa qui è stata colta sul fatto mentre tradiva suo marito. È una adultera. Suo marito l’amava, non le faceva mancare nulla. Era una regina nella sua casa. E lei lo ha tradito perché è una peccatrice, una viziosa, un’ingrata, una profanatrice. Adultera è, e come tale va lapidata. Mosè l’ha detto. Nella sua legge lo comanda che queste tali siano lapidate come bestie sporche. E sporche sono. Perché tradiscono la fede e l’uomo che le ama e le cura, perché come esseri mai sazi sempre sono affamate di sesso. Peggio delle prostitute sono, perché senza essere spinte dalla miseria, danno se stesse per sfamare la loro immoralitá. Corrotte sono. E anche corruttrici sono. A morte devono esser condannate. Mosè l’ha detto. E Tu, Maestro, che ne dici?». Gesù, all’arrivo tumultuoso dei farisei, interrompe il suo parlare. Guarda con sguardo penetrante quel gruppo pieno di astio e di odio. Abbassa lo sguardo sulla donna avvilita, gettata ai suoi piedi e tace. Resta seduto, curva le spalle e con un dito scrive sulle pietre del portico, coperte dalla polvere, sollevata dal vento. Quelli parlano e Lui scrive. «Maestro? Parliamo a Te. Ascoltaci. Rispondici. Non hai capito? Questa donna è stata sorpresa sul fatto, mentre tradiva suo marito. Ha commesso un atto di adulterio. Nella sua casa. Nel letto dell’uomo suo. Ella lo ha sporcato con la sua sfrenata voglia sessuale». Gesù scrive. «Ma questo qua è stupido! Non vedete che non capisce niente e traccia dei segni sulla polvere come un povero pazzo?». «Maestro, per il tuo buon nome, parla. La tua sapienza risponda alla nostra domanda. Ti ripetiamo: questa donna non mancava di nulla. Aveva vesti, cibo, amore. E ha tradito». Gesù scrive. E quelli continuano: «Ha mentito all’uomo che aveva fiducia in lei. Con bocca bugiarda l’ha salutato e col sorriso l’ha accompagnato alla porta, e poi ha aperto la porta segreta e ha fatto entrare il suo amante. E mentre il suo uomo era assente per lavorare per lei, essa, come una bestia oscena, s’è avvoltolata nel suo desiderio sfrenato». «Maestro, ha tradito la Legge di Mosé, oltre che suo marito. È una ribelle, una depravata, una bestemmiatrice». Gesù scrive. Scrive e cancella lo scritto col piede coperto dal sandalo e scrive più in là, girandosi piano su Se stesso per trovare altro spazio. Sembra un bambino che giochi. Ma quello che scrive non sono parole scherzose. Ha scritto una parola dopo l’altra: «Usuraio», «Falso», «Figlio irriverente», «Fornicatore», «Assassino», «Profanatore della Legge», «Ladro», «Libidinoso», «Usurpatore», «Marito e padre indegno», «Bestemmiatore», «Ribelle a Dio», «Adultero». Scritto e riscritto mentre sempre nuovi accusatori parlano. «Ma insomma, Maestro! Il tuo giudizio. La donna va giudicata. Il suo fiato è veleno che turba i cuori». Gesù si alza! Misericordia! Che viso! Dagli occhi escono lampi di luce diretti sugli accusatori. Sembra ancor più alto, tanto tiene la testa dritta. Sembra un re sul suo trono, tanto è severo e solenne. Il mantello gli è caduto da una spalla e fa un lieve strascico dietro a Lui. Ma Egli non se ne cura. Con volto chiuso e senza la più lontana traccia di sorriso sulla bocca e negli occhi, pianta questi occhi sui volti della folla, che fa qualche passo indietro, come davanti a due spade ben taglienti. Fissa tutti, uno per uno. Con una intensità di indagine che fa paura. I fissati cercano di fare qualche passo indietro nella folla e di nascondersi in essa. Infine parla. «Chi di voi è senza peccato, scagli sulla donna la prima pietra». La voce è come un tuono accompagnato da un ancor più vivo lampeggiare di sguardi. Gesù ha le braccia conserte sul petto e sta così, dritto come un giudice, in attesa. Il suo sguardo non dà pace, indaga, penetra, accusa. Prima uno, poi due, poi cinque, poi a gruppi, i presenti si allontanano a testa bassa. Non solo gli scribi e i farisei, ma anche quelli che erano prima intorno a Gesù ed altri che si erano accostati per sentire il giudizio e la condanna e che, tanto quelli, che questi, si erano uniti per unirsi nell’accusa e chiedere la lapidazione della colpevole. Gesù si è rimesso a scrivere, mentre gli accusatori continuano ad andarsene. Ora scrive: «Farisei», «Vipere», «Sepolcri di marciume», «Menzogneri», «Traditori», «Nemici di Dio», «Insultatori del suo Verbo»… Quando tutto il cortile del tempio si è svuotato e un gran silenzio si è fatto, Gesù alza la testa e guarda. È solo con Pietro e Giovanni e la donna ai suoi piedi. Ora il volto si è placato. È triste, ma non più arrabbiato. Dà un’occhiata a Pietro, che si è lievemente allontanato appoggiandosi ad una colonna, e un’occhiata a Giovanni che, quasi dietro a Gesù, lo guarda col suo sguardo innamorato. Gesù ha un’ombra di sorriso guardando Pietro e un più vivo sorriso guardando Giovanni. Due sorrisi diversi. Poi guarda la donna, ancora umiliata e piangente ai suoi piedi. L’osserva. Si alza, si riaggiusta il mantello come se dovesse riprendere il cammino. Fa un cenno ai due apostoli di avviarsi verso l’uscita. Quando resta solo, chiama la donna. «Donna, ascoltami. Guardami». Ripete il comando, perché essa non osa alzare il viso. «Donna, siamo soli. Guardami». La disgraziata alza il viso, sul quale il pianto e la polvere fanno una maschera di umiliazione. «Dove sono, o donna, quelli che ti accusavano?». Gesù parla piano. Con serietà pietosa. Tiene il volto e il corpo leggermente piegati verso terra, verso quella misera donna, e gli occhi sono pieni di una espressione indulgente e risanatrice. «Nessuno ti ha condannata?». La donna, fra un singulto e l’altro, risponde: «Nessuno, Maestro». «E neppure Io ti condannerò. Và. E non peccare più. Và alla tua casa. E sappi farti perdonare. Da Dio e dal tuo marito offeso. Non abusare della benignità del Signore. Và». E la aiuta a rialzarsi, prendendola per una mano. Ma non la benedice e non le dá la pace. La guarda avviarsi, a capo chino e lievemente barcollante sotto la sua vergogna, e poi, quando è scomparsa, si avvia a sua volta coi due discepoli.

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Subito dopo, Gesù raggiunge gli altri 10 discepoli ai piedi del monte degli Ulivi. Quando essi vedono venire Gesù, a passo svelto, seguito da Pietro e Giovanni, gli vanno incontro, ed è proprio vicino alla fontana che si riuniscono. «Saliamo verso Betania. Lascio la città per qualche tempo”, dice Gesú. «Lasci la città? Ti è successo qualcosa?», chiedono in molti. «No. Ma vi sono altri posti che attendono…». «Che hai fatto questa mattina?». «Ho parlato… I profeti… Ancora una volta. Ma essi non capiscono…». «Nessun miracolo, Maestro?», chiede Matteo. «Nessuno! Un perdono. E una difesa». «Chi era? Chi è che offendeva?». «Coloro che si credono senza peccato, accusavano una peccatrice. Io l’ho salvata». «Ma se era peccatrice avevano ragione loro». «La sua carne certamente era peccatrice. La sua anima, invece… Molto avrei da dire sulle anime. E non direi che sono peccatrici solo quelle persone la cui colpa è scoperta. Sono peccatrici anche quelle persone che spingono altri a peccare. E di un peccato più grave. Fanno insieme la parte del serpente e del peccatore». «Ma che aveva fatto la donna?». «Adulterio». «Adulterio?! E Tu l’hai salvata?! Non dovevi!!», dice Giuda Iscariota. Gesù lo guarda fissamente, poi chiede: «Perché non dovevo?». «Ma perché… ti può dare fastidio. Tu lo sai come ti odiano e come cercano accuse contro Te! E poi… Salvare un’adultera è andare contro la Legge di Mosé». «Io non ho detto che la salvavo. Ho detto loro che soltanto chi era senza peccato la colpisse. E nessuno l’ha colpita perché nessuno era senza peccato. Ho dunque confermato la Legge di Mosé che afferma di lapidare gli adulteri, ma ho anche salvato la donna perché non si è più trovato uno che potesse lapidarla». «Ma Tu…». «Io? Volevi che la lapidassi Io? Sarebbe stata giustizia, perché Io l’avrei potuta lapidare. Ma non sarebbe stata misericordia». «Ah! era pentita! Ti ha supplicato e Tu…» «No. Non era neppure pentita. Era soltanto avvilita e paurosa». «Ma allora!… Perché?… Non ti capisco più!”. “Ascoltatemi tutti. Molti di voi pensano che Io ho sbagliato e che Giuda ha ragione. Qui c’è Pietro e Giovanni. Essi hanno sentito ciò che io ho detto alla donna e ve lo possono ripetere. Non sono stato superficiale nel perdonare. Non ho detto ciò che dissi ad altre anime, alle quali perdonavo perché erano completamente pentite. Ma ho dato modo e tempo a quell’anima della donna adultera di giungere al pentimento e alla santità, se vorrà raggiungerli. Ricordatevelo per quando sarete voi i maestri delle anime. Due cose sono essenziali avere per poter essere veri maestri e degni di essere maestri. Prima cosa: una vita austera per se stessi, di modo da poter giudicare senza le ipocrisie, di condannare negli altri, ciò che perdoniamo a noi stessi. Seconda: una paziente misericordia per dare modo alle anime di guarire e di fortificarsi. Non tutte le anime guariscono subito dalle loro ferite. Alcune lo fanno per successive fasi, e talora lente e soggette a ricadute. Cacciarle, maltrattarle, condannarle, impaurirle non deve farlo un medico spirituale. Se voi le cacciate, torneranno a gettarsi fra le braccia dei falsi amici e maestri. Aprite le vostre braccia e il vostro cuore, sempre, alle povere anime. Che esse sentano in voi una persona comprensiva, sulle cui ginocchia non si vergognano di piangere. Se voi le condannate privandole degli aiuti spirituali, sempre più le farete diventare malate e deboli. Ora quella donna adultera era molto imperfetta. Io le ho dato tempo per diventare buona, se vuole. Il Padre talvolta sembra lento a punire gli uomini peggiori. Questo è dovuto non solo a suoi imperscrutabili motivi, ma anche al fatto che Egli concede loro maggior tempo per pentirsi e salvarsi”.

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