VERSO LA DOMENCIA DELLE PALME

Gesú sta in una casa a qualche chilometro da Gerusalemme. Dopo aver parlato ad una folla numerosa di persone, ad un certo punto si alza in piedi e con voce chiara e decisa dice. «Pace a voi! Non vi accalcate. Ora saliremo insieme al Tempio. Non fatevi male. Fate largo, fatemi uscire e seguitemi, perché entreremo insieme nella Città santa». La gente, bene o male, ubbidisce, e si fa un poco da parte, tanto che Gesù esce fuori e sale su un asinello. A quel punto un paio di ricchi pellegrini, che si trovavano tra la folla, mettono sulla groppa dell’asino i loro lussuosi mantelli. Poi un giovane si mette con un ginocchio a terra e con l’altro ginocchio fa da gradino per far salire il Maestro. Dopo che si è seduto sulla groppa, il viaggio inizia: Pietro cammina a un lato del Maestro e un altro discepolo dall’altro lato, tenendo in mano le briglie della bestia che procede tranquilla, senza imbizzarrirsi o spaventarsi dei fiori che, alcuni gettano verso Gesù, ma che spesso colpiscono l’asinello negli occhi e sul muso. C’è molta gente: piú si va avanti, piú il corteo si ingrossa. Molti agitano rami di ulivo e foglie di palma, oppure le getta a terra a far tappeto insieme ai fiori. Lungo la strada la gente grida: «Osanna, Figlio di Davide!». Il corteo passa da Bétfage, un piccolo villaggio fatto di vie strette e contorte: non è facile procedere con quella marea di gente; le madri devono prendere in braccio i bambini, e gli uomini proteggere le loro donne da urti troppo violenti; alcuni padri si pongono sulle spalle a cavalluccio i loro bambini, alti sulla folla, i quali con le loro manine gettano fiori e foglie d’ulivo, che le madri danno a loro, e anche baci, al mite Gesù. Usciti dalla strettoia del piccolo villaggio, il corteo si ordina e si allarga; molti volontari vanno avanti a far da battistrada per far sgombrare la strada. Si avvicinano a Gerusalemme. La gente grida sempre piú forte in onore di Gesú agitando sempre piú rami di ulivo e foglie di palma.  I soldati romani che sono di guardia alla porta della cittá, escono dalle loro guardiole a vedere che cosa succede. Ma non è ribellione e si calmano. Appoggiati alle loro lance, si mettono di lato e, increduli e ridendo, osservano lo strano corteo di quel tizio bello come un dio, che cavalca un asino, mite, benedicente, circondato da donne e bambini e da uomini disarmati che gridano: «Pace! Pace!».
Gesú prima di entrare in Gerusalemme si ferma un momento vicino ad un ghetto riservato ai lebbrosi. Si alza in piedi sulla staffa dell’asino, apre le braccia gridando in direzione dei lebbrosi. Due lebbrosi paurosi, si affacciano sulle porte delle loro caverne e guardando verso Gesú, gridano: «Siamo infetti, siamo impuri, siamo lebbrosi». Ma Gesú risponde «Chi ha fede in Me, invochi il mio Nome e guarirá dalla lebbra!». Poi li benedice e riprende il cammino. Nel frattempo dice a Giuda Iscariota, che era il cassiere degli Apostoli: «Compra dei cibi per i lebbrosi e con Simone portateli a loro, prima che si faccia sera». Poi il corteo si avvia verso la grande spianata del Tempio di Gerusalemme. Profumi, grida, agitarsi di rami e di vesti, colori, urla. È una visione che sbalordisce. Purtroppo, peró, ci sono anche volti di farisei e di scribi, lividi dalla rabbia per questo trionfo; ad un certo punto urlano verso Gesú: «Fa’ tacere questi pazzi! Richiamali alla ragione! Solo Dio va osannato. Di’ che tacciano!» Con tutta calma, Gesù risponde: «Anche se io dicessi loro di tacere ed essi mi ubbidissero, le pietre griderebbero la gioia di questo momento». Alcuni stranieri di passaggio chiedevano: «Ma che succede, chi è quello?». Gli altri spiegavano: “Ma come, non lo sapete? È Gesù! Gesù, il Maestro di Nazaret di Galilea! Il Profeta! Il Messia che aspettavamo, colui che il Signore Dio ha promesso!». Intanto Gesú entra solenne sulla spianata del Tempio. Va verso i portici dove sono raccolti ciechi, paralitici, muti, storpi e altri malati, che lo invocano a gran voce. «Che volete voi che io faccia per voi?». «La vista, Maestro! Le gambe! Che mio figlio parli! Che mia moglie guarisca. Noi crediamo in Te, Figlio di Davide!». «Che Dio vi ascolti, dice Gesú. Alzatevi e anche voi lodate il Signore!». Non cura uno per uno i molti malati. Ma fa un gesto largo con la mano, e la salute e la guarigione, come una pioggia, scendono dalla sua mano sugli infelici, che si alzano, guariti, e gridano di gioia, grida che si mescolano a quelle dei molti bambini, che si stringono a Lui. Fin qui i fatti!
Ed ora una riflessione su quei fatti. Gesù oggi viene riconosciuto e acclamato dal popolo, come il “Messia del Signore“, cioè come “Colui che è stato mandato da Dio”. È un momento di grande entusiasmo. Peró, pochi, pochissimi conoscono e accetteranno la verità, cioè la fine che fará il loro Messia e continueranno a credere in Lui. Oggi si professa la fede in lui. Ma è una fede passeggera.
Sí, è una fede che crea entusiasmo, ma non è una fede perseverante. È una fede che non ha come conseguenza la fedeltà a Gesú, e neppure l’obbedienza. Molte delle stesse persone, due-tre giorni dopo, grideranno contro Gesú: Crocifiggilo. Molti cristiani, anche oggi, preferiscono vivere momenti di entusiasmo religioso momentaneo, ma non accettano Gesú in tutto,
non accettano gli insegnamenti ai amore e di perdono che richiedono sacrifici e rinunce all’egoismo e all’orgoglio e alla vanitá. Per molti cristiani tante cose di Gesú sono ritenute inutili, arretrate e superate. E la nostra fede com’è? È fatta di qualche momento di entusiasmo, fino a quando, cioè, Gesú dice cose che ci piacciono e che ci fanno comodo, oppure lo seguiamo sempre e crediamo in lui, a costo di sofferenze, di sacrifici, di rinunce alle nostre comoditá e ai nostri piaceri?

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